Questa mattina ho passato l’aspirapolvere e lo straccio. Nulla di strano, penserete. Per me invece si tratta di una conquista. Da quando sono alle prese con il Long Covid, queste attività così banali sono diventate una chimera e mi segno i giorni in cui sono riuscito a iniziarle e, soprattutto, a terminarle.
Dovrei esserne felice, converrete: soffro di una malattia cronica debilitante e dovrei gioire per ogni azione portata a termine. L’ho scritto poche righe fa!
La verità è che da ore sento un nodo nello stomaco che mi fa sentire a disagio. È un faro che mi illumina per mettere in risalto tutti i miei limiti, la mia incapacità di dare un senso a gran parte delle mie giornate. E questo venerdì non fa eccezione.
Sono impotente di fronte a questa realtà. Vivere con il Long Covid non mi consente di fare programmi, non lavoro ed esco raramente da casa. La mia vita sociale è pari a zero. Mi sono iscritto a una dating app con la speranza di conoscere nuove persone, ma non funziona: troppe aspettative da parte mia, ma anche da parte della mia interlocutrice. La chat naufraga dopo pochi messaggi.
Nonostante tutto rimango speranzoso, credo che arriverà il giorno in cui potrò lasciarmi alle spalle gran parte della merda che mi sto portando appresso. Assumo con diligenza la terapia farmacologica; rimango aggiornato sulle ricerche che riguardano il Long Covid; scrivo, soprattutto scrivo, per dare una parvenza di ordine agli infiniti pensieri che arrovellano la mente.
Per anni ho praticato yoga e zazen: la meditazione era un lenitivo per la mia ansia, che però rimaneva compressa e non trovava sfogo. La scrittura mi ha permesso di scavare dentro alla coscienza, dando origine a cunicoli che a volte si dimostrano ciechi, e che in altre occasioni mi fanno scoprire un giacimento di emozioni che non credevo di serbare al mio interno.
Invito chiunque lotti con pensieri complessi a provare a scrivere. È incredibile come ci possa aiutare a fare chiarezza e a esplorare le nostre emozioni.
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