Volevo Essere un Duro
- Vivere a vista
- 10 feb
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 12 feb
Sto preparando la cena. Taglio le zucchine, che dopo essere trifolate diventeranno il contorno per i pezzi di tacchino che stanno rosolando in pentola. È una cena semplice, quasi banale, ma questa sera la compagnia in cucina è speciale: le canzoni di Lucio Corsi.
Canto a squarciagola, lasciandomi trasportare dalla sua musica. Mi muovo leggero tra i fornelli e smetto di cantare solo quando sorseggio un bicchiere di Coda di Volpe. Le melodie mi avvolgono e, chiudendo gli occhi, mi immagino come passeggero del Frecciabianca, che come spirito di un capo indiano, percorre la costa verso Milano, che entra dentro le bocche spalancate delle montagne in Liguria, per poi sparire nel manto bianco della pianura. Poi il treno si ferma. Scendo, alzo lo sguardo e, sulla Luna, vedo una lepre dallo sguardo grande come una pianura. Poi torno sulla spiaggia in cerca di conchiglie con Lucio. “Di cosa sono fatte?” ci chiediamo in coro. "Forse arrivano dall’Isola d’Elba", fischia il vento.

Amo Lucio Corsi. La sua genialità trascende le regole con cui sono cresciuto. La sua musica è una rivoluzione per il mio cuore, un codice che risveglia la mia fantasia. Grazie a lui, provo una felice malinconia per il Me Bambino, che rivendica la sua presenza con prepotenza. La sua mano abbronzata, profumata di salsedine, mi porge una conchiglia colorata da una donna sull’Isola del Giglio, e mi commuovo per un gesto tanto semplice quanto inaspettato.
Questa settimana, Lucio Corsi si esibirà a Sanremo. La sua canzone si intitola "Volevo essere un duro" e non vedo l’ora di ascoltarla. Mi chiedo come verrà accolta dal pubblico, le cui orecchie sono indurite da anni di lamenti e rabbia, e che cerca di mettere a tacere gentilezza e empatia.
Queste persone hanno rinchiuso il proprio Io Bambino in uno sgabuzzino, confinandolo in un angolo buio. Sono cresciute con il mito della forza e del successo, convinte che mostrarsi vulnerabili non sia un’opzione percorribile. Perché questa veemenza?
Da anni parlo di Lucio Corsi ai miei amici, raccontando la sua musica con passione ed entusiasmo. Ma in cambio ricevo solo espressioni di sufficienza e sguardi attoniti, come se fossi un alieno. Nessuno di loro si è mai preso la briga di ascoltare una sua canzone.
La mia armatura si è rotta da tempo. Al suo posto, mi sono costruito un paio di ali per volare in alto.
Amici miei, dalla Luna il panorama è meraviglioso. Non vi rendete conto di cosa vi state perdendo.
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